Book 3  Continuation .....................
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XIV.

(Ex Archivio vat. secr., Archiv. de Castello, Armad. VII,
Caps, V, N. 9.)

Venerabili Fratri Episcopo Cocchinensi in India.

PIUS PAPA QUARTUS

Venerabilis Frater salutem et Apostolicam Benedictionem.

Is qui tibi has literas reddet, Abraham nomine, natione Chaldaeus, a Venerabili Fratre Nostro Abdisu Patriarcha Assyriorum, in istis partibus Archiepiscopus, sicut accepimus constitutus, ad Apostolicam Sedem venit cum litteris Patriarchae sui commendatitiis. Eum nos benigne excepimus, tum propter testimonia quibus merito fidem habuimus, de eius honesta ac religiosa vita, tum Patriarchae sui causa, qui cum abhinc circiter triennium ad praestandam Sedi Apostolicae obedientiam et obtinendam confrmationem Sacerdotii venisset, Sanctae Romanae Ecclesiae fidem rite et admodum devote professus confirmatus a nobis fuit, et Pallium, ut mos est, accepit. Cuius exemplo Abraham, fidem ipse quoque suscepit Ecclesiae Romanae, eamque libello manu sua subscripto se perpetuo servaturum, et eis quibus praeerit, traditurum esse, sanctissime professus est. 10 Hoc Fraternitatem tuam scire volumus, ut intelligas propter communionem Sedis Apostolicae quam obtinet, et Patriarchae sui respectu complectendum eum esse abs te Charitate fraterna et perseverantem in huius sanctae Sedis devotione, ac fide, sicut perseveraturum esse speramus, ab omni esse iniuria defendendum, ut tuo, sicut confidit, patrocinio tectus, sine ulla molestia, et impedimento residere, ubi suus eum Patriarcha locaverit, ac commissum sibi munus exequi et quam plurimas animas Christo lucrari possit, quocirca fac illum ita et tam diligenter ab omni iniuria tuearis, ut vel ex eo intelligi possit quanta nos et Sedem Apostolicam reverentia prosequaris, et quantopere ipsius Sedis existimationem et aequitatem ac justitiam ipsam diligas. Nos enim eam dioecesim, quam suus illi Patriarcha assignaverit, obtinere eum sine ullo impedimento cupimus et volumus.

Datum RomaeApud S. Petrum die ultima Februarii MDLXV.

Antonius Florebellus Lavellinus,

Condordat.

L.+S.                      Petrus Wenzel Subarchivista.

XV.

(Sequens expositio excerpta est ex Archivio Vaticano,

Archivio de Castello, Armad VII, cap. 5. N, IX).

BEATISSIMO PADRE

Per informatione della Santità Vostra e chiarezza del dubio fatto da Mons. Cesare Glorierio (costui era segretario dei Brevi al tempo di Pio IV) nell espeditione del Breve per Mar’ Abraam Arcivescovo Angamalense nell’ India, si dice che egli da che fu mandato Arcivescovo dei Christiani di S. Tommaso Apostolo nell’ India, da Abdisu Patriarca d’ Assiria, confirmato in Roma poco dopo il ritorno di esso Patriarca in Assiria, fu, et ê vescovo consacrato e per tale si presuppone nel processo che ho fatto sopra di ciò, se bene in quello non appare di che città prima fusse vescovo, né come né quando se non quanto si vede per i tre Brevi scritti in favor suo, e della ordinatione fatta dal detto Patriarca della persona sua, dalla felice memoria di Pio IIII la copia dei quali mando qui alligata, massime che i vescovi delle nationi Orientali sono per la maggior parte titolari e dal tempo che non é stato più per forza impedito da scismatici o suoi adversarii concorrenti, ne da prelati portoghesi per ordine del detto Papa dopo che fu e ritornò di Roma egli ha esercitato, e sin hora esercita 1' officio suo pastorale e l’ ordine pontificale liberamente, come nel processo. Ma perchè i padri della compagnia et i Latini portoghesi come si crede parte per conformarlo al rito Latinò, 11parte per farli riconoscere la dignità e la necessità del pallio Arcivescovile, massime per servire di questa grazia con 1’autorità Apostolica appresso il popolo contro di un vescovo scismatico della sua natione 12, parte anco per ridurre pian piano L’ ordinatione di quella provincia sotto questa Santa Sede, gli hanno persuaso a chiedere il detto pallio, come ha giá fatto, chiedendola alla Santitá Vostra, Anchora che gli Arcivescovi Orientali moderni non usano tal ornamento, né conoscano la necessitá di esso. E sebbene il Patriarcha di Assiria per i privilegii di Giulio III et Pio IIII hanno potestà di confirmare e consecrare i vescovi et arcivescovi in partibus in quibus a Romano pontifice praesules non instituuntur, e dopo havuto loro il pallio poterlo dare egli agli arcivescovi suoi, non dimeno per i suddetti rispetti é stato indirizzato a questa Santa Sede, et non al Patriarca d’ Assiria massime per esser morto Abdisu confirmato dalla Sede Apostolica, e non si sapeva ancora che vi sia stato eletto o confirmato alcuno, e per la lunga distantia e difficoltá del paese, ma per ragionevol causa non essendo parso alla Santitá Vostra di concederlo, per non darsi, se non ad Arcivescovi creati o confirmati da questa Santa Sede; parve pure, e per invitarlo a domandare la confirmatione, e per darli autorità contro i scismatici di concederli questo Breve di esercitare l’ officio suo anco pontificale, sino che havesse ottenuta la confirmatione et il pallio, il qual Breve peró non li da cosa di nuovo poiché egli come Arcivescovo consecrato secondo l’ usanza di Orientali, esercita gli officii pontificali, e peró non parebbe che si negasse, pure la Santitá Vostra potrá ordinare quel che inspirato da Dio giudicará essere più espediente, e che le sarà più servitio.

Concordat.

L.+S.                 Petrus Wenzel Subarchivista.

XVI.

Lettera del Re de Cocin (Cocchin)

per Nostro Signor Papa Gregorio XIII.

(Fedele traduzione dell’ originale della lettera del Re di Cocin per nostro Signore Papa Gregorio XIII, che esiste nell’ Archivio Secreto Vaticano sotto titolo di Nunziatura di Portogallo. 4 pag. 316-317. Theiner Annal. Eccles. ad an 1576, T.II, pag. 576, N. 78).

Ancorché i Re miei antecessori non si habbiano communicato a Vostra Santitá per lettere per la differenza di leggi nelle quali viviamo, mi parve cosa giusta darle relatione di me, poiché ho tanti vassalli Christiani del nome di St. Tommaso et molti altri che ogni giorno si fanno col favor mio, per il zelo del Re di Portogallo mio fratello, accioche con la cognitione di questo Regno si dia a V. Santità occasione di potermi favorire in quello che da parte mia le sará dómandato, et potermi commandare in quello che di queste parti le piacerá, et aiuti et favorisca questi miei vassalli, i quali dipendono dalla protettione et favore di Vostra Santità, perchè in quello che a me appartiene sempre sono stati e saranno da me bene trattati senza differenza di persone avenga che lo siano nella professione et legge dei miei.

Mar Abramo Arcivescovo di Angamale et vassallo mio, prelato della Christianitá di Sto Tommaso dei miei Regni mi fece intendere che essendo richiesto pel concilio provinciale dell’ Arcivescovo di Goa non ha potuto trovarsi in esso per essergli stati fatti molti torti et oppressioni in queste parti, la cui persona é stata posta due volte priggione; per il che adesso non si poteva fidare del detto concilio, et mi domandò che io informassi V. Santitá come esso è ubidiente figliuolo della Santa Sede Apostolica, et essendo esso da V. Santitá assicurato, si troverà presente ai concilii di questi stati, et communicherà coi Prelati et religiosi Portoghesi con grande utile della Christianità. Giorgio di Christo suo archidiacono mi pregó che gli ottenessi alcune indulgenze da V. Stá per una Chiesa che nuovamente ha fatto in honore dell’ Assontione nel mese di Agosto. Riceverei favore in essere esaudita questa petitione da V. Santità, et perche in questa solamente la intentione mia é aprire la strada a dare relatione per l’avvenire perfettamente di me et delle cose di questo regno, se cosi piacerà a V. Santitá non dico altro che offerirmi ai comandamenti di V. Santitá.

Di questo Cocin il 2 di Gennaio 1576.

XVII.

(Theiner Annal. Eccles., ad an. 1576, T. II, pag. 250, N. 119. Arch. Secr

Vat. Arm. 44, Greg. XIII, Ep. ad Principes Ann. IV, V, VI, fol. 243-244, N. 339)

Illustri Regi 13 Cocinik (Cocchin)

GREGORIUS PP. XIII.

Illustris Rex, verae felicitatis agnitionem atque adeptionem. Laudamus magnopere humanitatem tuam, quam perspeximus in tuis litteris ad Nos datis II Januarii 14 sic enim scribis, te Christianos, qui in tuo Regno sunt, non secus atque eos, qui tuam legem sequuntur, tractare, quin etiam favere omnibus, qui volunt ad sacrosanctum Baptisma, atque ad Jesu Christi Dei et Domini nostri fidem pervenire, inque eo carissimi filii nostri Sebastiani Portogalliae Regis zelo satisfacere. Quoniam autem fides nostra docet, christianos omnes ubicumque terrarum sitos esse unius quasi Christi corporis membra, magnas tibi gratias agimus, nihilo minores quam si eadem ista humanitatis ac benignitatis officia, quae in Christianos filios nostros confers, in Nos ipsos, qui ejusdem Christi misericordia ipsius vicem in terra gerimus, conferres, progamusque ut in ista voluntate perseveres, atque etiam aliquid addas nostra causa, facit enim humanitas tua, ut speremus, te hoc Nobis libenter daturum, Nos vicissim, quia hoc tempore aliud non possumus, optamus tibi, ut initio ascripsimus, summae veraeque beatitudinis, tum agnitionem quam docet vera Religio, tum ejus adeptionem, quo quidem ducit vita pie, sancteque, atque ex huius Religionis regula et praescripto acta, de Archiepiscopo Angamalis (Angamalae) 15 nihil possumus statuere, quia ignoramus, quibus injuriis deterreatur, quominus eat ad Synodum Provinciale, quo ipsum accersiri scribis, aut quibus de causis bis jam in carcerem conjectus fuerit, ubi quid certius cognoverimus, id statuemus, quod jus, aequumque esse intelligemus, neque illum injuria opprimi patiemur, Indulgentias, quas postulas nomine Georgii Archidiaconi 16 libentissime concedimus deque iis proprias literas confici et expediri mandavimus 17, si quid praeterea erit, in quo Nos tibi gratificari posse intelligemus, non deerimus. Datum Romae apud S. Petrum sub Annulo Piscatoris die vigesima prima Decembris 1576. Pont. nostri anno quinto.

XVIII.

(Theiner, Annal Eccles. ad ann. 1576, T. II, pag. 251, N. 119; Arch, Secr. Vat., Arm. 44. Greg. XIII, Epist. ad Principes, ann. IV, V, VI, fol, 243-244 a tergo N. 340.)

En quas ejusdem Regis Legato scripsit.

Dilecto filio Cocinik (Cocchin) Regis Oratori

GREGORIUS PP. XIII

Dilecte fili salutem et Apostolicam benedictionem.

Fuerunt Nobis redditae tuae literae, cum his etiam literae 18 Cocinik Regis quas libentissime legimus, eique gratificati sumus, de indulgentiis, quas postulavit Georgii Archidiaconi nomine, earumque literas confici mandavimus, cumque his ad te mittimus, reddes eas Regi, bonamque ejus voluntatem, quam ostendit erga Christianos, quoad poteris, firmissimam reddere curabis, forte enim Deus, ut est ditissimus in misericordia, hanc illius voluntatem remunerabitur amplissimo suae gratiae munere, ut Christianam scilicet veritatem et fidem aliquando agnoscat et colat, quod quidem Nos Divinam Bonitatem oramus. Datum Romae apud S. Petrum sub Annulo Piscatoris die XXI Decembris 1576, Pont. Nostri anno quinto.

XIX.

Lettera del Re di Cocchin per il Santo Pontefice

Gregorio XIII.

(Traduzione fedele dall’originale che esiste nell’Archivio Secreto Vaticano sotto titolo: Nunziatura di Portogallo, 4, pag. 329-330).

L’anno passato del LXXVII (1578) mi fu data una lettera di V. Santità della quale mi rallegrai estremamente, essendo molti anni che desideravo che occorresse cosa in questo mio Regno, nella quale V. Santità mi occupasse, dovendola io far molto volentieri. Quanto alla Christianitá che V. Santitá mi raccomanda, io le tratto et favorisco della maniera che V. Santità sarà avvisata da li Padri della Compagnia.

Del negotio di Mar Abraham Arcivescovo da Sera 19 mi hanno ricercato li Padri della Compagnia di nome di V. Santità et del Re di Portogallo mio fratello, che io facessi con lui, che havesse conversatione et amicitia con li religiosi di questa Cittá, et venisse a li suoi conventi et si contentasse che li Padri della Compagnia andassero a visitar la Christianitá da Sera de l’ Apostolo S. Thomaso, il che esso ha fatto per compiacermi consentendo á tutto ciò, di che io ho preso molto contentamento per il gusto che mi viene detto, ne riceverà la Santità Vostra sicome a me anchora sará di molto piacere, che V. Santitá commandi, che ne la sua corte Romana l’ Arcivescovo sia spedito, occorrendoli havere dispaccio o petitione in essa, perché io farei il medesimo quando sapessi dover portare satisfattione a V. Santità qualche cosa di questo mio Regno e Stato.

Benedetto mio Secretario l’ha scritta

  Di Cochin à 6 de Gennaro 1579.

Petrus Wenzel, subarchivista.

  Concordat

  L. + S.

XX.

(Archivio Secreto Vaticano — Nunziatura di Portogallo 4, pag. 340).

Beatissimo Padre 20

Perchè la riduttione della Christianità di S. Thommaso alla obedientia, et ai riti della S. Chiesa Romana dipende in gran parte dalla buona dispositione dell’ Arcivescovo e dell’ Archidiacono di Angamale nel Malavar (Malabar), i quali due hanno la cura di detta Christianità. Per tanto i Padri deila Compagnia di Gesu che stanno nell’India Orientale supplicano humilmente la Santitâ Vo. t a si degni di scrivere alli sudetti Arcivescovo et Archidiacono mostrando loro quanto contento ella habbi ricevuto in Domino dalle sue lettere, et di obedientia, et della professione della fede Catholica, fatta dall’uno et dall’ altro et dal desiderio che dimostrano di ridurre quei popoli alla medesima fede et alla divotione della Chiesa Romana con l’ajuto dei nostri. Di più la Santità Vostra voglia ordinare al detto Arcivescovo che nell’avvenire si ritrovi nel Sinodo Provinciale di Goa in compagnia degli altri Prelati della India senza timore di alcuna vessatione o molestia, et che per tale effetto Vostra Beatitudine scriverá agli stessi vescovi che lo trattino con amorevolezza et honore come Prelato, eletto canonicamente, etc., né si può ritrovare ad altro Sinodo provinciale në farlo da se, atteso che al presente non ha vescovo alcuno sotto di lui; et in conformità V. Beatitudine si degni scrivere allo Arcivescovo di Goa et al vescovo di Cocino che lo ricevano con grandi accoglienze, et lo trattino con carità si nel Sinodo come fuori, affine che quei popoli del Malavar, con l’opera et fatica dei nostri, che a ciò attendono, più facilmente condursi possano al culto et alla devotione della Sede Apostolica. Oltre di cio, perche l’ Archediacono e persona digna et molto atta all’ administratione di quella diocese, in caso che l’ Arcivescovo morisse, mentre chi di altro Arcivescovo si provede, si supplica la Santitá Vostra vogli sostituirlo administratore di detta diocesi, come per statuti di un’ altro Arcivescovo le viene, acciò con maggior firmezza e sicurtà di conscientia possa conservare quella Christianitá mentre non sarâ provisto d’altro Pastore, et insieme la Santità Vostra si degni raccomandarlo al Serenissimo Re di Portogallo, che faccia buoni ufficii per esso con il Vice Re et Governatore dell’India; oltre a ció la Santitá Vostra sia servita di scrivere al Re di Cocino, benché gentile, lodandolo della protettione che tiene dei Christiani del suo regno et eshortandolo a perseverare di bene in meglio. Di più si suplica la Santità Vostra si degni concedere per una chiesa che detto Arcivescovo nuovamente edificata in Angamale sotto la invocatione di Santo Hormisda 21 o vero Santo Hormes Abbate 22 per il quale Nostro Signore opera molti miracoli, indulgentia plenaria nelli giorni che si celebra la festa di detto Santo, che sono due l’anno, et parimente ne’ giorni della Pentecoste, di Natale, di ogni santi, et santo Lorenzo, et ciascheduno giorno della settimana santa, cominciando dal vespero innanzi la Domenica delle Palme sino a tutto il giorno di Pasqua, e a tutti quelli che confessi e communicati divotamente visiteranno in quei giorni la detta chiesa di santo Hormisda, overo Hormes, il che dimanda il detto Arcivescovo aggiungendo che desidererebbe cotale indulgentia non essendovi molta sicurezza, che i suoi successori habbiano a curarsi di farla rinovare.

Ultimamente, che la Santita Vostra faccia gratia all’ Arcivescovo come egli anco dimanda nel suo memoriale di alcune reliquie, Agnus Dei, et grani benedetti per utilità et consolatione sua, et di quella Christianità.

IL CARDINAL DI COMO.

Petrus Wenzel subarchivista.

Concordat.

  L.¸ S.

XXI.

(Arch. Arcis. S. Aug., Armar. XI, Caps. 3, n. 39).

Ego Mar Abraham firma fide credo 23 et profiteor omnia et singula, quae continentur in symbolo fidei quo sancta romana ecclesia utitur. Item credo in unum Deum patrem omnipotentem, factorem coeli et terrae, visibilium omnium et invisibilium, et in unum Dominum Jesum Christum filium Dei Unigenitum, et ex patre natum ante omnia saecula, Deum de Deo, lumen de lumine, Deum verum de Deo vero, genitum non factum, consubstantialem patri, per quem omnia facta sunt, qui propter nos homines, et propter nostram salutem, descendit de caelis, et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine et homo factus est crucifixus etiam pro nobis, sub Pontio Pilato passus et sepultus est, et resurrexit tertia die secundum Scripturas. et ascendit in caelum sedet ad dexteram patris et iterum venturus est cum gloria iudicare vivos et mortuos cuius regni non erit finis, et in Spiritum Sanctum Dominum et vivificantem, qui ex patre filioque procedit, qui cum patre et filio simul adoratur, et conglorificatur, qui locutus est per prophetas, et unam sanctam catholicam, et apostolicam ecclesiam, confiteor unum baptisma, in remissionem peccatorum, et expecto resurrectionem mortuorum et vitam venturi saeculi. Amen. Apostolicas et ecclesiasticas traditiones reliquasque eiusdem ecclesiae observationes et constitutiones firmissime admitto, et amplector, item sacram scripturam iuxta eum sensum, quem tenuit, et tenet sancta mater ecclesia cuius est iudicare de vero sensu et interpretatione sacrarum scripturarum admitto, nec eam unquam nisi juxta unanimem consensum patrum accipiam, et interpretabor, profiteor quoque septem esse vera et propria sacramenta novae legis a Jesu Christo Domino nostro instituta, atque ad salutem humani generis, item non omnia singulis necessaria, item baptismum, confirmationem, eucharistiam, penitentiam, extremam unctionem, ordinem et matrimonium, illaque gratiam conferre, et ex iis baptismum, confirmationem et ordinem, sine sacrilegio reiterari non posse. Receptos quoque, et adprobatos ecclesiae catholicae ritus, in supradictorum omnium sacramentorum solemni administratione recipio, et admitto: omnia et singula quae de peccato originali, et de justificatione, in sacrosanta Tridentina synodo deffinita, et declarata fuerunt amplector, et recipio. Profiteor pariter in missa offerri Deo, verum proprium et propitiatorium sacrificium, pro vivis et defunctis, atque in sanctissimo eucharistiae sacramento esse, vere, realiter et substantialiter corpus et sanguinem una cum anima, et divinitate Domini nostri, fierique conversionem totius substantiae panis in cropus et totius substantiae vini in sanguinem quam conversionem catholica ecclesia, transubstantiationem appellat: fateor etiam sub altera tantum specie, totum atque integrum Christum verumque sacramentum sumi, constanter teneo purgatorium esse, animasque ibi detentas fidelium suffragiis iuvari, similiter et sanctos una cum Christo regnantes, venerandos atque invocandos esse, eosque orationes Deo pro nobis offerre, atque eorum reliquias esse venerandas: firmissime assero imagines Christi ac deiparae semper virginis, nec non aliorum sanctorum habendas, et retinendas esse, atque eis debitum honorem ac venerationem impertiendam; indulgentiam etiam potestatem a Christo in ecclesia relicta [sic] fuisse, illamque usu christiano populo maxime salutare esse, affirmo, sanctam chatolicam et apostolicam romanam ecclesiam omnium ecclesiarum matrem et magistram agnosco, Romanoque pontifici beati Petri apostolorum principis successori, as Jesu Christi vicario veram obedientiam spondeo ac iuro: coetera item omnia, a sacris canonibus, oecumenicis conciliis, ac precipue a sacrosancta Tridentina synodo tradita, difinita, et declarata indubitanter recipio, atque profiteor, simulque contraria omnia, atque haereses quascunque ab ecclesia damnatas, et roiectas, et anathematizatas, ego pariter damno rejicio et anathematizo: hanc veram catholicam fidem extra quam nemo salvus esse potest, quam in praesenti sponte profiteor, et veraciter teneo eandem integram et inviolatam usque ad extremum vitae spiritum constantissime (Deo adiuvante) retinere et confiteri atque a meis subditis licet, illis quorum cura ad me in munere meo spectabit teneri, doceri et praedicari, quantum in me erit, curaturum. Ego idem Mar Abraham spondeo, voveo, atque iuro sic me Deus adiuvet, et haec sancta Dei evangelia.

Homilis Abraham Angamalensis

Archiepiscopus famulorum Sanctitatis vestrae servus,

Anno 1577.

  Concordat.

  L. + S.

Petrus Wenzel, Subarchivista.

Ex Archivio Vat. 23 Maj 1898.

Universi Christiani Indiae sancti Thomae Apostoli Dei Altissimi Pacem: Paternum desiderium et Christianam dilectionem.

Tuam o maxime Pastor omnium Christi Dei Charitatem certiorem facimus nos indignos peccatores Indiarum filios a tempore Domini nostri Sancti Thomae, Discipuli Domini Christianos esse, ac Baptismatis filios et Sacramentorum et corporis Domini et Dei nostri esse participes nostrasque orationes esse lingua Siriaca vel Chaldaica nobis a Domino nostro Sancto Thoma tradita et nos et praedecessores nostros hac lingua doctos esse, nostrosque Episcopos et Archiepiscopos ex genere Assiriorum Orientis semper ad nos mitti solitos esse, et Sacerdoti et diaconatus ordinationem ab eis nobis tradi.

Dominus noster (Abdjesus IV Patriarcha) ad nos miserat Mar Heliam 25 et Mar Josephum 26 quibus magnus gavisi sumus, Deoque nostro gratias agimus et alia. Verum postea nos reliquit orphanos Mar Helias et abiit, et Mar Josephus Sulaka missus a Domino Portogalentium Prorege, nec scimus quid de eo factum fuerit, et absque Pastore remansimus oves, et viduum remansit ovile. Dedimus propterea litteras Domino Abdiesu 27 eumque de rebus nostris nosque orphanos esse, et Episcopos carere certiorem fecimus. Quapropter pater noster Abdjesu ob Christi dilectionem Episcopum Metropolitam Mar Abraham cum 28 literis Patris et Domini nostri Sanctissimi Papae et suimet Patriarcha ad nos miserat qui cum ad benedictam civitatem Goam, quae est proregis pervenisset audivimus ipsum a prorege detentum fuisse, et greges Domini dispersos reliquisse quos nunc lupi absque misericordia invadunt atque corrumpunt, Tu enim scis Pater noster Sancte, an valeas ovium Domino respondere. Ideo si ovibus times et miserearis, literas ad Portogaliae Proregem quibus Christi amore horum Christianorum status significes a Sanctitate Tua dare non dedigneris, nosque item Patriarchae nostro litteris tuis commendatos facias, ut quinque ad nos mittat Episcopos, quemadmodum Primo tempore a nostro mittabantur Patriarcha. Multae enim sunt gentes quae sub ditione Portogalliae non sunt, nec ad eas Francus aliquis transire potest, pluresque annos sine Baptisma et sine Eucharistia existunt; nec ad eas Mar Helias et Mar Josephus et Mar-Abraham, dum apud nos erant pervenire potuerunt. Quapropter Tu scis, Pater noster, nos excusari a peccato harum redemptarum sanguinè lateris Jesu Christi. Nam tu es Christianorum omnium Pater, ideo fac cum grege tuo ut par est Regni tui acquisitioni et optime in Domino valeas.

Datum in civitate Agamaliae in India anno ab Alexandro Magno 1889 anno Christi Domini 1578.

Abraham Raisbandar (Raisbandar dicuntur praefecti Stationis).

Josephus Raisbandar

Georgius Raisbandar. 29

XXIII.

(Arch. Secr. Vat, Greg. XIII, Brevium minutae, oct., nov., decembr.

MDLXXIX To. XXIV, vol. 40, fol. 187).

Venerabili Fratri Abrahamo Archiepiscopo Agamalensi.

GREGORIUS PAPA XIII.

Venerabilis frater, salutem etc. Cum nuper non sine gravi animi nostri molestia acceperimus quamplurimos gregis tibi a Deo commissi, usurarum varie contractarum pondere gravari; et quod deterius evenit, illos saepius in fenoratitias merces et conventiones incidere propter quas ad restitutionem indebiti lucri in certis personis faciendam [rog] ari affirmas, et cum eis super hoc dispensare desideras, si tibi desuper apostolica faveat auctoritas, Nos tuorum saluti consulentes, teque a quibusvis etc. censentes, votis tuis in hac parte inclinati, tibi cum tui gregis occasione turpis lucri et fenoribus delinquentibus huiusmodi componendi, et, dummodo ea quae restitutioni subiecta videbuntur si certis personis illis restituantur, quae vero incertis personis debeantur, et alias in pauperes et pia opera erogentur dispensandi, et si egestate oppressi sint remittendi et condonandi et quantus opus sit eis a talibus delictis in utroque foro absolvendi, licentiam et facultatem apostolica auctoritate tenore praesentium concedimus et indulgemus; tuam etiam Fraternitatem hortamur ut eos moneas, ne illicitas 30 tractent negotiationes, sed usurarum pestilentiam devitent, scientes se illarum judicio reos esse. Datum Romae apud Sanctum Petrum die prima Decembris 1579 anno octavo.

Potest expediri.

FLAVIUS CARD. URSINUS.

                              Caesar Glorierus 31.

Concordat.

L. + S.

                          Petrus Wenzel, Subarchivista.

XXIV.

(Ex Archivio Vat. Secr., Arm. VII, Caps, IV No 3).

Immensitati totius universi Papae Domini Gregorii XIII.

(In tribus signis inscriptum est).

Abdjesus Indignus Patriarcha Orientis.

Loco +         Trium +         Signorum +

Tu qui es Sol Splendidissimus et Maximus in firmamento Ecclesiae Sanctae radius luminis qui sanctos Ecclesiasticos illuminas, et Sydere quo illustratur Lucifer, et Luna tua splenduerunt Domini nostri greges et rutilo sole quo luxisti et nunc ipse luces in Ecclesia sancta, omnesque ecclesiasticos mundos, et super nivem dealbas. Tu qui es Sol, Rex luminum Ecclesiasticorum et Scientia membrorum Christianorum maxima, es paternitas generica, eis qui sunt in Ecclesia specifica, eorumque Paternitas est specifica paternitati tuae genericae, vocaris ideo genus generalissimum, estque tua paternitas de qua omnes fraternitates in species dividuntur, ut species a genere, et genus a genere generalissimo. Tu es pater Patrum, et maximus Pastorum, Sol Ecclesiasticorum, et lumen Christianorum, et Caput Ecclesiae Sanctae et craneum Catholicatus et lux Patriarcharum , et maximus Sanctae Ecclesiae Sacerdotum , et caput pastorum Sponsae Regis Salim cuius saluti non est finis , confirmatus in capite Ecclesiae ut Petrus et prosper in suo pascendi officio , ut Paulus ,et elatus omnibus in rebus ut Apostoli Sancti socii tui Amen.

Adoramus, ideo ego (Simon Denha)et omnes mei Metropolitani,et Episcopi et monachi et sacerdotes et Diaconi et totus populus ante thronum Sedis tuae venerationis gloriosae. Adoramus etiam nostro homine interiore et exteriore ante Sanctitatis tuae palatium , Adoramus etiam corporaliter,et humiliter supplicamus spiritualiter ante altare indulgentiarum tuae Personae divinitate divinarumque intelligentia plenissima et Deo divitis. Adoramus etiam ab omnibus et singulis habitationis nostrae locis ante habitationis sanctitatis tuae domum, ut servi ante dominos suos. Adoramus etiam ante limina portae camerae tuae sanctae et sal tuum pietatis quae dona concedit, et ante pulverem terrae castri tui et etiam supplicamus nostrae infirmitati adjutorium per tuas preces et orationes exauditas, et Deo placitas, et capite inclinato, et curvis humeris, et oculis lacrimas fúndentibus, et manibus ligatis petimus corde et ore et labiis nostris remedium mundationis peccatorum nostrorum et maculorum nostrorum purificationis, et sine intermissione omnibus mundi diebus semper dicimus, - Benedic o Domine noster, et benedicite domini nostri Cardinales, et primo Dominus noster Cardinalis Carpi, et Dominus noster Cardinalis Alexandrinus, et Dominus noster Cardinalis Amulius , et Dominus noster Card, Borromaeus, et Dom. noster Cardinalis sanctae Severinae, et omnes cardinales benedicite servos vestros et mittite nobis orationes vestras et concedite benedictiones ovibus Domini nostri etc.: et nunc quid aliud dicit servus Domino suo petimus a sanctitate et puritate tua ut oculo misericordiae respicias personam illustrem benedictionum filium Domini Simonis Sulakae et domini Abdjesu, et etiam nostrum procuratorem Dominum Eliam Episcopum Metropolitanum Amed benedicate 32 qui praeter vires maximum in hoc itinere subivit laborem et si hujus rei veritatem comprobare volueris, quaeras a Domino nostro mundo domino Ignatio Patriarcha Antiocheno 33 de homine et civitate sua, qui propter hunc Patriarchatum plurimum expendit Hierosalem petiit, domosque nobis emit. Non enim ibi stationem habebamus, nosque inter Christianos commiscuit, ac socios fecit in sepulchro Domini nostri et Dei nostri Jesu Christi, in quo nobis est peccatorum nostrorum remissio. Petimus etiam a te o Pater noster qui es loco D. nostri ut commendatum habeas, hunc filium et servum tuum, amicum et benevolum, magis quam omnes tuos benevolos et amicos, ut par est Sanctitati tuae propter Dominum nostrum; et cor nostrum ut laetentur amici et benevoli nostri, et inimici et malevoli tristentur. Petimus etiam a dilectione tua, ut cum quamprimum Hyerosalem remittas, cum ipse post Sanctitatem tuam sit diligens in rebus nostris, cumque citius omnino ac penitus remittas, quia in Dei Altissimi, et reliquis rebus Diligentiorem habemus neminem, Salutes vero humilitatis nostrae perferantur ad civitatem sanctam Romam sponsi coelestis Jesu Christi, et habitaculum sanctorum aedificatorum Petri Apostolorum Principis, et Pauli Doctoris gentium, et ad omnes et singulos Ecclesiae clericos, et populos fideles, majores et minores, et indigni sumus. Amen.

Simon (Denha) Indignus.

Mar Denkha Metropolitanus.

Mar Joseph Metropolitanus Selemest (Salamas).

Mar Denkha Metropolitanus.

Mar Serghis Metropolitanus de Gelu.

Mar Eusebius Metropolitanus de Gazarta.

Mar Addai Metropolitanus.

Mar Joannes Metropolitanus de Attel.

Mar Joannes Jesu Metropolitanus de Sepatkai (Schapate).

Mar Abdjesu Metropolitanus de Koma 34.

Mar Joannes Jesu Metropolitanus de Mardin.

Mar Joseph Episcopus de Seert.

Mar Joannes Episcopus de Chelhacke 35.

Scripta est haec epistola anno ab Alexandro Magno 1891.

id est anno Christi Domini 1580.

XXV.

Sequens Expositio descripta est Romae ex authentico documento archivii Vaticani; Armadio VII, capsula 4, N. 5, et directa ad Eminentissimum Cardinalem Caraffam, uti Chaldaeorum Ecclesiae Protectorem, et sic incipit italico idiomate illius aetatis.

Relazione, e dimande fatte del reverendo Mar Elia Caldeo Arcivescovo di Amed nella Mesopotamia, mandato dal Reverendo Mar Denha Simone eletto patriarcha di Musal della natione Caldea orientale.

Mar Elia 36 frate dell’ ordine di s. Basilio Archivescovo di Amed nella Mesopotamia, Caldeo dell’ Assiria devotissimo servitore di Vostra Signoria illustrissima e reverendissima, humilmente espone, come ritornato che fu da Roma in quelle parti Mar Simone Sullaka 37 Patriarca di sua natione, havendo firmato in Amed per spatio di 5 mesi solamente, creó da cinque Vescovi et Archivescovi; delle quali uno è il Supplicante e fece altri officii concernenti al suo Patriarchato. II che sentendo I’ altro Patriarcha scismatico 38 operó che detto Mar Sulaka fusse chiamato dal Basciano (Governatore) Curdo che riesedeva in Amadia (Amida vel Amed) apresso Mosal dove presentandosi il detto Sulaka fu ritenuto dentro un pozzo da quaranta giorni, e ultimamente, vivo dentro un sacco fu buttato nel Lago, ed mori martire, essendosi visti miracoli nella morte sua, siccome fan fede anco li stessi Turchi; Dopo la cui morte, detti cinque discepoli elessero per loro Patriarcha Mar Abdiesù il quale venuto in Roma ebbe la confirmatione ed il Pallio dalla Sede Apostolica 39 e ritornatosi in quelle parti, havendo similmente creato altri vescovi ed Archivescovi, quali hoggi in tutto sono quattordici, al fine di dodici anni del suo Patriarchato, morse nel Monasterio 40 di san Giacomo in coste nell’ Archivescovato dell’ esponente, Dopo la morte di detto Abdiesu fu eletto Patriarcha Mar Aathotlla (Aatalla) Simone 41 vecchio di santa vita, già Archivescovo, il quale si per la guerra, successa nelle bande come ancho per non havere vissuto piú di doi anni no n ha possuto mandare per la confirmazione dalla sede apostolica, et fa fede l’ Esponente, come giá era parlato da esso Patriarcha per venire a Roma a supplicare questo.

Ultimamente doi anni sono fu eletto Patriarcha della natione Mar Denha Simoni 42 la cui eletione fu fatta nella chiesa, et monasterio di s. Giovanni apresso Salamas, et Tauris, da cinque vescovi, et quatro Archivescovi con consenso degli altri che erano essenti, havuto per lettere loro, rimettendosi a quanto sié fatto dei detti Vescovi et Archivescovi presenti.

Patriarca della natione risiede in detto monasterio di s. Giovanni apresso la città di Salamas, ed ivi é la Sedia Patriarcale. ed dopo che fu eletto patriarcha non ha possuto per le guerre successe, mandare prima per la confirmatione, et pallio, Per il che ha spedito 1’Esponente, quale altre volte arrivò fin Cipro, ed per le guerre successe ritornò in dietro non trovando all’ ora passaggio. Il detto patriarcha nella institutione data all’ Esponente supplica dalla sede apostolica confirmatione del suo Patriarchato. ed di quanto fu concesso altre volte alli suoi predecessori da essa sede apostolica con il pallio, ed privileggi soliti. Et per fare questo manda coll’ Esponente, la professione della fede in latino, et caldeo datagli da Mar Abdiesu 43, et giá accettata e fatta da esso Patriarca et da suoi Prelati, et le bolle et provisioni et privileggi concessi dalla sede apostolica ai suoi predecessori, et procura 44 sottoscritta da suoi Vescovi, et Archivescovi, nella quale procura se non vi é espresso quanto si desidera, fu per ignoranza dello stile, et non scoprire la causa della venuta dell’ Esponente, caso che le lettere capitassero in mano di nemici. Perció supplica Vostra Signoria Illima si degni, favorir l’ Esponente, acciò habbi presta spedizione, si fa intendere similmente a Vostra Signoria Illustrissima come dopo la morte di Sulaka, con il quale vennero in quelle parti il Vescovo frate Ambrosio ed frate Antonio 45 il quale é oggi Vescovodi Vico- Maltesi, succedendo Patriarcha Mar Abidjesu per provedere alli Caldei che sono nelle Indie da Cochin all’ Indie di s. Tomaso creò Archiepiscopo di dette Indie Mar Joseph fratello di Sulaka già Patriarcha, ed spedi l' Esponente per suo companio ensieme col il Vescovo Ambrosio et frate Antonio et dei frati Caldei con lettere in loro racomandatione al Vice Ré dell’ India di Portogallo quali aveva portato il detto Sulaka da Roma dalla Sede Apostolica. Giunti in Goa et presentando dette lettere furono posti in un monasterio dove stettero un anno e mezzo finchë li fu concesso poter passare et seguendo il viaggio giunsero Concin, dove morse il Vescovo Ambrosio. Et correndo quelle provincie et in compagnia di frate Antonio fin alla provintia de Angamalia (dove la ha lassato per ritornarsene in Roma) visitarono quelle chiese et popoli. caminando due anni et mezzo di strada, ogni di visitando una chiesa et una villa o terra. Ultimamente per le guerre successe in quelle parti l' Esponente lasció detto Mar Joseph con un frate Caldeo, et ritornó in compagnia dell’ altro frate nel suo Archivescovato. Et dopo haver visitato tutti quelli popoli Mar Joseph venne per via Portogallo in Roma per suoi negotii, et morse in Roma come s’ intende.

Conoscendo dunque esso Eponente quanto mancamento et necessità vi é in quelle parti di Vescovi e di Prelati, et di Sacerdoti, che in tutte quelle provincie all’ hora ritrovarono Vescovo alcuno, et solamente cinque sacerdoti essendogli stata fatta istantia da quelli popoli per lettere di quelli che sono capi della Natione, è costretto supplicare vostra signoria illustrissima a ció quelli popoli siano provisti di Vescovi della loro propria lingua et natione; facendogli sapere che i vescovi franchi non potranno mai passare in quelli paesi di gentili, ne anche saranno accettati, non essendo Caldei.

Percio vostra signoria illustrissima come protettore si degni di provvedere; acció si mandino lettere da Sua Santitâ al Vicerè dell’ Indie in racomandatione degli Vescovi Caldei, che saranno mandati per avvenire dal detto Patriarcha. Al quale, si mandino similmente lettere di Sua Santitá per contrassenio di detti vescovi, acció siano lasciati passare dopo che faranno la professione di fede in Goa e prometteranno quanto sarà bisogno a chi commetterà Sua Beatitudine in Goa che si comandi al detto Patriarcha che ne mandi molti Vescovi, essendo quel paese grande et il popolo cristiano molto numeroso, facendo fede a vostra signoria iltustrissima che Mar Abramo 46 non basti et che quando si mandassero dieci Vescovi, non basterebbero a quelli popoli: per ciò l’ Esponente per iscarico della sua coscenza lo rimette a milior giudittio di vostra signoria iltustrissima, ed al consetimento di sua Beatitudine supplicando la degniarsi provedere a quelle pecorelle, che stanno in quelle provintie senza Pastore, ed privi di sacramenti siccome di questo anche monsignor vescovo nè potrà dar pieno raggualio et testimonio degno di fede. Morendo il suddetto Mar Joseph 47 in queste parti, s’ intende havere lasciato, libri, robe, et forse denari, restando debitore in quelle parti dell’ Assiria de’ mille e cinquecento zecchini, delle quali é credetrice una vedova con tre figlie femine, e doe maschi, li quali insieme si raccomandarono all’ Esponente acciò li ricupera quanto potrá, il credito appariva per scritture e testimonii bisognando, Supplico perciò vostra signoria illustrissima, saper dove morse il detto Mar Joseph e quanto lasciò del suo, ed recuperarlo per pagamento del detto debito che oltre la soddisfazione che si fará per l’ anima del detto Mar Joseph, si darà la vita alla vedova, ed hai suoi filioli poveri orfani e morti di fame. L’Espone di più il supplicante come la sua natione havea in Cipro ed in Famagosta 48 hospitale, e chiesa, e molte case, robe, libri, paramenti e molti giugali, e s’ intende ché il Vescovo di Famagosta, ovvero suo vicario innanzi che fosse presa detta citta dal Turco fece portare in Italia molte cose di essa Natione, supplica perciò Vostra Signoria Illustrissima si degni informarsi ed con constringere a giurare il detto vescovo, o suo vicario, se suon vivi, ovvero per via di scomuniche contra quelli che sapranno cosa alcuna, acció si ricuperi qualche cosa di essa Natione.

E fá intendere similmente a vostra Signoria Illustrissima come la sua natione dopo che li fu guasta la loro chiesa in Hierusalem, non aveva loco nessuno né ancho cappella dentro il Santissimo Sepolcro come tieneno altre nationi.

Per il che l’ esponente comprò del suo un bellissimo hospitale 49, e compose il basaro di Hierusalem, acciò li concedesse loro dentro il Santissimo sepolcro del Signore per una cappella alla sua Natione, e dopo di havere fatto questo, essendosi andato nel suo Archivescovato, una donna della natione per favore ed hamicittia dei Turchi entró ad habitare in detto hospitale, ed non potendosi in quelle parti vendere li beni stabili, essa donna impegnó detta casa ed hospitale appresso un Turco per cinquecento zecchini comprese le usure insieme, dove al presente la Natione si ritrova priva di detto hospitale, per essere la donna con il Turco molto favorita; supplica perció Vostra Singnoria Illustrissima si degni farli havere una lettera del gran Turco al Bascciano (Governatore) di Hierusalem per mezzo dell’ Ambasciatore di Francia che stá in Constantinopoli in raccomandatione di essa natione, ed in particolare del loro ospitale comprato giá in nome della natione per Mar Elia Archivescovo di Amed, ed essa donna non essendo procuratrice, né persona legittima non lo potrá impegnare.

Supplica finalmente a vostra signoria Illustrissima, si degni impetrarli di novo la gratia concessa dalla sede Apostolica alla Natione altra volta, accio non siano chiamati Nestoriani, ma Caldei Orientali della Assiria Cattolica ed obbedienti alla sede apostolica, e che questo si pubblichi per tutta la Cristianitá.

 

XXVI.

(Arch. Arcis S. Aug., Arm. VII, caps. V. n. 24)

+ Jesus.

Beatissime et sanctissime Pater (Papa Gregorii XIII)

Postquam ad beatissimos sanctitatis vestrae pedes humiliter proiecti, paternam benedictionem sumus imprecati, has literas pro debitae obedientiae testimonio conscribimus : ex patribus e Societate Iesu custodiam sanctorumque reliquias (donum equidem nobis celeste, inestimabilemque thesaurum) quas nobis minimoque huic Angamallensi populo impertiri dignatus es, hoc anno accepimus: qua de causa vestraque harum indignarum ovium perpetua recordatione, nos maximo obligationis vinculo erga sanctitatem vestram astrictos cognoscimus.

Nobis hoc anno nostroque archidiacono 50 de erroribus et horum Christianorum moribus corrigendis, ut Apostolicae Romanaeque ecclesiae essent conformes, iidem patres mentionem fecerunt, quod nobis sanctum necessariumque visum est, qua propter omnem clerum popolique praecipuos ad concilium diocesanum convocavimus, ut cognita rerum sibi convenientium necessitate id suavissime acciperent; et divino quidem inspirante auxilio, et ministrorum, qui me adiuvant, industria, vestris sanctissimis praeceptis obediendo, omnia quae sibi erant necessaria libenti animo acceperunt, ut idem sapiamus omnes, omnes idem dicamus. Restat quod constitutum est, vestro sanctissimo favore benedictioneque exequi, quod esset facilius, si esset in hac provincia seminarium maiorque patrum Societatis Jesu numerus, qui hos Malabares docerent, doctrinaeque catholicae eruditione imbuerent, quod inopia rerum ad victum necessarium non potest confici, nec nos ob maximam pauperiem id facere possumus.

Fuere etiam hoc anno, pater sanctissime, nobis, cunctoque huius provinciae populo et clero, tuae literae allatae, ex quibus intelleximus, quantum nobis esset elaborandum, ut ab hac provincia intrusus episcopus Simeon 51 reijciatur, quod bene si christiani audierunt, nimisque laetati sunt hoc favore, vestraeque sanctitatis subsidio, ut libentiori animo hunc perditum hominem omitterent, atque eo hactenus persequerentur, ut hac provincia decedat, in qua eo fidelitatis suae iacturae inopieque pervenerat, ut ipsi etiam eius sequaces, qui pauci semper extiterant eum dereliquerint, cum unius tam pertinacis hominis, excomunicati et scandalosi causa, inquietos, atque ad extremum fere paupertatis redactos se viderent. Itaque cum in tali statu esset Simeon constitutus, accidit ut ad provinciale concilium vocaretur, intromissis duobus Beati Francisci observantiae, religiosis, extraneis, novisque in hac terra, et absque experientia actorum adversus hominem istum, qui illum, pauco vestrae sanctitatis literarum respectu, quas illis saepe proposuimus absolverunt, et adiuvarunt, atque veluti episcopum tractarunt, multo maiori omnium scandalo, quam quod Simeonis intrusio effecerat, ita ut inde istis Malabaribus tam christianis, quam ethnicis esset occasio oblata dictitandi, hactenus se cogitasse sanctae Romanae ecclesiae christianos inter sese conformes et unanimes esse, vestraeque sanctitati, ut verissimo Christi vicario obedire; modo autem ipsos etiam Lusitanos, religiososque viros, inter se divisos, et schismaticos credere, cum alios vestrae sanctitatis praeceptis obedire, alios vero adversarii videant, quo circa se nulla in culpa esse eo quod divisiones opinionesque inter se haberent, unde est aditus, ut quam plurimi a bonis reductionis suae incaeptis desistant. Denique ille necessitate coactus, virtutem amplexus est, eorundenque fratrum, qui illum comitantur (pollicentur enim magna cum auctoritate ipsum hac se missuros) promisis confisus, sanctitatem vestram convenire constituit, quod si ita accidat, fierit novissima peiora prioribus. Una cum his literis mittuntur acta, quae ipse archiepiscopus Indiae praeteritus adversus hunc hominem conscripserat, qui saepe numero eundem Simeonem obtestari iusserat, ut literas iustumque tituli sui fundamentum demonstraret, aut a Pontificali officio, quod contra divina omnia humanaque iura in aliena iurisdictione ministrabat, desisteret : ille tamen nunquam tali rei vestraeque sanctitatis litteris parere voluit nec commissionem ullam Suriae (Assiriae)Patriarchae, nec testem fide dignum demonstravit, cum nobis e contra simplicem tantummodo sacerdotem esse probatissime constaret, sed tamen si aliquas Patriarchae litteras vestrae sanctitati ostenderit, eas accurate per iudicem competentem, utrum verae sint, ut examinare iubeat, in vestrae sanctitatis mentem revocamus; verum si istius hominis vitam scandalaque vestra sanctitas singulariter scire optat, ab aliquibus sine suspicione viris hic jubeat diligenter investigare, quo facto, fiat quod Deo magis inserviat, nihil enim aliud desideramus; verumtamen quod nunc magis pertimemus est, ne profecto Simeone, eiusdem spiritus, qui idem schisma sustentet, permaneat: si fuerit inter Lusitanos aliquis qui sacerdotes aliquos ab ipso Simeone sacris ordinibus initiatos, a nobis autem et a Cochinensibus Prelatis minime ordinatos, imo exccomunicatos declaratos foveat et protegat, atque in suis monasteriis ad sacramentorum executionem admittat, sitque locus, ut hae gentes conceptam opinionem magis confirment’ Lusitanos scilicet dicendi inter sese, quoad Ecclesiam suam religionemque attinet’ divisos et schismaticos esse. Restat, modo sanctitatem vestram facere certiorem, (est enim nobis a Suriae (Assiriae) Patriarcha facultas concessa) Georgium a Christo 52 electum Episcopum Palur, archidiaconum nostrum, a nobis coadiutorem successoremque nostrum designatum esse, dummodo sit nobis, dum vixerimus, semper subditus et obediens; quare sanctitatem vestram beatissimam, ut ipsum confirmare dignetur, humiliter deprecamur, sanctamque benedictionem petimus. Data in hac Angamallensi civitate idibus Januarii 1584.

Humilde Abraham Arcebispo de Angamalle escravo de sua sanctitade Archivio Vaticano 23 Maggio 1898

Concorda

L. + S.

                          Pietro Wenzel Sottoarchivista

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